Che in Puglia sia necessario smuovere il “buon cibo” dai rami del “parlar comune”, credo che lo sappiano anche i neofiti della gastronomia. Ben vengano quindi i cosiddetti festival rientrati nelle recenti programmazioni regionali e nazionali oltre che internazionali. Le grandi ambizioni della conoscenza, in un determinato ambito, spingono i protagonisti , in questo caso, dell’enogastronomia, a rivedere gli approcci culturali avuti in passato, ristabilendone altri più concreti. Ma a chi pulsa di più la passione e il voler parlare del buon cibo se non a chi acquista, promuove, vende, elabora, crea? Per racchiudere tutti in un’unica categoria, ci si dovrebbe riferire agli addetti ai lavori, ma da un po’ di tempo , per fortuna, ognuno di loro ha cominciato ad avere una propria identità, chi fa cosa e poca sovrapposizione di ruoli. Si spera possa continuare così, al fine di creare una rete di un sistema efficiente per dare input definiti a chi ha bisogno di capire per “aiutare”,cioè le istituzioni. Eh si, perché grazie agli strumenti si tracciano percorsi e progetti. E il Buona Puglia Food Festival 2017, organizzato presso Eataly a Bari, dal 27 al 30 gennaio, sa bene che la vera formula strategica è quella di utilizzare proprio alcuni “attrezzi da lavoro” che possano coltivare terreni fertili o anche riportare in vita terre abbandonate,obsolete. Pertanto, l’incontro con i produttori, con gli chef, con i ristoratori, con i cultori del vino e, con chi disegna sui banchi del cibo e chi descrive storie di vita, i laboratori, sono la vera essenza della conoscenza di un settore, qualunque esso sia, ancor di più se il contesto richiede teoria e pratica, mente e corpo, fantasia e realtà, come quello della gastronomia e dell’enologia, perché in questo modo si applica la ricerca, la tecnica, i desideri e le idee, diventando forieri di importanti evoluzioni in campo agricolo, sociale,etc. Quindi, ben vengano investimenti da parte delle istituzioni su tali logiche socio economiche, partendo dalla passione prima, poi, arrivando alla strategia di formule di business, necessarie alla crescita della regione. Si, certo, nel corso degli incontri del Festival è emersa l’esigenza di trovare modalità per creare turismo, ma soprattutto, badare all’accoglienza del turista che diventa sempre più esigente e voglioso di informazioni sulla tracciabilità di un prodotto, e che richiede la presentazione di ciò che vede senza che gli venga solo imposto. Capire la ragione e il perché una tecnica o un prodotto venga presentato in un modo, trovare le differenze, questo, può far evolvere la nostra terra. Come? Attraverso la formazione. Quella vera, quella nei campi, nelle cucine, nelle cantine. Si parla da molti anni di multisensoriale, ma chi effettivamente lo presenta? Cambiamenti ci sono stati e i vari approcci hanno portato l’utente colto ad avvicinare l’utente semplicemente incuriosito o interessato, ma non basta. C’è stata una corsa negli anni scorsi, che sta rischiando di far sbandare tutte le parole e le idee e i concetti contro un muro di conformismo. Pignataro dice: “l’individualismo è un difetto, ma in questo caso, facciamolo diventare un pregio”.
Con 10 milioni e 470 mila di tonnellate di rifiuti di imballaggio riciclate in Italia, pari al 75,3% dell’immesso al consumo, si sono superati gli obiettivi europei al 2030. Lo …