Il 26 giugno 2024, nell’ambito del Convegno organizzato da Cisambiente Confindustria, è intervenuto il Presidente di AIREC ing. Giuseppe Dalena.
La relazione presentata ha posto l’accento su tutte quelle plastiche “povere” che meritano di assumere un ruolo nella circolarità dei prodotti e nella sostenibilità dei processi produttivi. Una sfera tanto complessa e motrice di sentimenti contrastanti in cui l’indiscussa funzionalità e versatilità che ne rendono arduo il rimpiazzo, confliggono con le condivisibili esigenze di limitarne l’impatto.
Oggi, quando si parla di “plastiche”, si fa subito associazione ai “ rifiuti “, ma la plastica è un formidabile materiale ( imballaggi e prodotti a grandi prestazioni chimico-fisiche ) di cui è difficile farne a meno.
Il settore dei preparatori di Combustibili Solidi Secondari che rappresento, si pone a valle delle note operazioni di raccolta differenziata e selezione finalizzata al riciclo. Molti ancora non sanno che esiste una quantità non indifferente di scarti della selezione degli imballaggi di plastiche: una sorta di “zuppa di plastiche miste” un pò bruttine (per sorridere si intende!) che al mercato del riciclo non aggradano ma hanno necessità di essere gestite. E allora? Esistono altre forme di gestione fra cui il recupero energetico dei CSS.
Il recupero energetico di queste plastiche miste avviene, in grandi impianti energivori (tipicamente cementerie e centrali termoelettriche) ma non tal quali. E qui che entra in gioco il preparatore di CSS, che con opportune tecnologie “pulisce” questo flusso misto di scarto da frazioni non idonee alla combustione, lo miscela con altri rifiuti non pericolosi magari di provenienza industriale “et voilà” ottiene un combustibile che a vista si presenta in forma di coriandolato. Il CSS, specialmente con elevato contenute di plastiche, ben si presta a sostituire nei processi di co-combustione il pet-coke perché ha un potere calorifico molto alto con una riduzione importante di emissione di CO2 e quindi in linea con i processi di decarbonizzazione.
Il lavoro del nostro settore, oltre ad essere poco conosciuto fra i più è anche poco riconosciuto nella sua valenza. Dico sempre che sembriamo essere figli di un Dio minore, così come quelle plastiche miste che non hanno possibilità di rigenerarsi in nuova materia. In realtà a molti sfugge, talvolta coscientemente talvolta per mancata conoscenza, che i processi più nobili di valorizzazione dei rifiuti di plastiche non riescono a chiudere il ciclo di vita dei prodotti. È sempre stato per noi preparatori un mistero il perché nonostante previsioni normative che risalgono agli anni 70-80 con l’antenato del CSS noto come CALURB, poi con il DM del 16/01/1995– Norme tecniche per il riutilizzo in un ciclo di combustione per la produzione di energia dai residui derivanti da cicli di produzione o di consumo-e ancora con il Decreto Ronchi del 1997 che introdusse il concetto di GESTIONE DEI RIFIUTI, fino al vigente Dlgs 152/06, il CSS non abbia mai trovato una degna e compiuta collocazione nelle strategie per la gestione dei rifiuti.
Ancora, unici in Europa, abbiamo un regolamento EoW che specifica i requisiti (molto più stringenti) perché il CSS possa cessare la sua qualifica di rifiuto e diventare un vero e proprio “ prodotto “ COMBUSTIBILE. Dal 2013, anno in cui fu emanato questo Regolamento tanto voluto dall’allora Ministro Clini ( DMA n° 22 del 14/02/2013 ), ci si attendeva una spinta propulsiva dell’utilizzo del CSS-C negli impianti produttivi che usano combustibili convenzionali ma, ad oltre 11 anni da questo tentativo di promuovere la produzione e l’uso del CSS e al contempo aumentare la fiducia in relazione al suo utilizzo anche in considerazione delle ridotte emissioni di inquinanti in atmosfera che ne derivano, i risultati faticano a vedersi.
In Italia, dati tratti dal rapporto di sostenibilità di Federbeton del 2022, il tasso di utilizzo dei combustibili alternativi per la produzione di clinker in sostituzione dei combustibili fossili si attesta attorno al 22% contro una media europea del 53% c.a. e punte in Austria e Polonia del 76%, Germania 70,5% (attenzione che la media europea è così bassa anche grazie al nostro contributo negativo!).
Purtroppo, esistono dei luoghi comuni difficili da scardinare soprattutto quando posizioni ambientalistiche spesso aprioristiche e demagogiche calcano la paura della gente. La paura è legittima e può essere vinta con processi di partecipazione e comunicazione corretta.
L’energia contenuta nei rifiuti di plastiche è tantissima: perché sprecarla? Perché pagare utilizzatori esteri per il recupero dei nostri rifiuti e aggiungere un ulteriore bonus cioè l’energia che deriva dal recupero?
Si parla di decarbonizzazione ma poi? Nella realtà cosa si fa?
Quello che manca ancora nel nostro Paese è una strategia concreta e risoluta per la gestione sostenibile dei rifiuti e che smantelli una ad una, tutte le sindromi che affliggono i territori (e spesso gli Amministratori locali): dalla NIMBY -Non nel mio giardino alla NIABY-in nessun luogo e fino alla BANANA- non costruire nulla vicino a me, ma anche la NIMTO-non durante il mio mandato…
Potrebbe già essere un gran passo avanti potenziare l’impiantistica degli utilizzatori del CSS già esistente con incentivi all’abbandono del pet-coke in favore del CSS.
Ci sono già proposte interessanti sui “certificati di riciclo“, si potrebbe estendere a costo zero, anche a qualche ipotesi di lavoro sui “certificati di recupero energetico“ ?
Il mondo dell’impresa è coraggioso, a tratti audace, veloce ed è la leva principale del cambiamento di passo. Ci aspettiamo meno ostacoli, maggiore supporto e la presa in carico di quello che effettivamente serve al nostro Paese per procedere in coerenza agli obiettivi di sostenibilità che abbiamo siglato.
Noi di AIREC siamo pronti a dare il nostro contributo.