Lavoro e formazione sono due variabili che indicano l’andamento sociale insieme ad altri fattori che le caratterizzano. Intanto, sono in prima linea già da tempo, anche in seguito alla costituzione dell’Anno europeo delle competenze proclamato dal Parlamento europeo per il 2023 con precisi obiettivi , quali: promuovere l’acquisizione delle conoscenze e delle abilità necessarie per affrontare i cambiamenti del mercato del lavoro, contribuire alla crescita sostenibile, accrescere l’innovazione tecnologica e digitale e sostenere la competitività delle imprese. Ecco che si sta ancora lavorando in questa direzione al fine di consolidare i vari sistemi di formazione delle competenze che confluiscono nel mondo del lavoro al fine di rafforzare lo sviluppo economico. Non possiamo nascondere un elemento fondamentale al centro di dibattiti quotidiani e che nasce da esigenze imprenditoriali e cioè di ritrovarsi in una situazione di emergenza di competenze. Secondo un’indagine condotta da Confindustria sul lavoro, “l’Italia registra livelli di disoccupazione, inoccupazione e persone a rischio di esclusione sociale tra i più alti in Europa, difficoltà di reperimento di personale per un quarto delle imprese, quota che sale a un terzo tra le imprese con almeno 100 dipendenti”. Secondo le indagini Excelsior sussistono regolarmente le difficoltà delle imprese nel trovare figure professionali che richiedono elevata qualificazione, professioni tecniche e ingegneristiche, operai specializzati. Ecco che in base a questi dati, Unioncamere ha stimato una perdita di valore aggiunto di quasi 40 miliardi di euro per il solo 2022 e le previsioni sui fabbisogni occupazionali 2023-27 non sono confortanti e sono destinate a crescere nel medio periodo soprattutto per profili di formazione terziaria, universitaria o professionalizzante, e formazione secondaria superiore di tipo tecnico-professionale.
In gioco, quindi, ci sono nuove competenze e conoscenze sia sul fronte privato sia pubblico. E la pandemia ha avuto un ruolo fondamentale con l’acquisizione di modalità di lavoro del tutto differenti rispetto al periodo precedente e pone in alto nella classifica nuovi fabbisogni formativi che in molti casi si presentano non di facile risoluzione, tant’è che sono aumentati i fenomeni di mismatch tra competenze richieste e quelle in possesso, dovute a una varietà di cause che rendono ardua l’efficiente allocazione delle competenze che pure sono potenzialmente disponibili sul mercato, intervallati da situazioni di difficile reperimenti, le cosiddette skill shortage, ovvero carenza di lavoratori idonei a occupare i posti di lavoro disponibili in particolari settori o professioni e di competenze non sufficienti rispetto alle esigenze aziendali, e le skill gap, ovvero i lavoratori impiegati o in via di assunzione da parte delle imprese. Poi, ci troviamo anche di fronte alle difficoltà di incontro tra domanda e offerta di competenze,
Ci si è ritrovati in un mercato del lavoro che non riesce a stare al passo dei cambiamenti dovuti alla tecnologia e a tutti quei nuovi modelli di attività che mai si sarebbe pensato avrebbero preso il sopravvento in così poco tempo, generando panico, disagi da parte dell’impresa ma anche del lavoratore che non comprende in quale direzione andare. La richiesta c’è, ma è necessario formare il lavoratore in base allo studio dei fabbisogni. Ecco che entra in campo la formazione e l’esigenza di creare competenze. Ed è di questo che si discute venerdì 6 ottobre 2023 a Bari, con l’intervento, nel corso della conferenza “ Il design delle nuove competenze – una sfida da cogliere “, organizzata da InformAEtika, di importanti personalità del mondo dell’impresa e delle istituzioni. A confronto, quindi, sulle nuove sfide del mondo del lavoro e della formazione, associazioni, Università, Enti di Formazione, Fondi Interprofessionali, e tutti giocano un ruolo fondamentale rispetto agli orientamenti del mondo produttivo.
Secondo l’analisi sviluppata dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, l’Inapp, ente vigilato dal Ministero del Lavoro, c’è un incremento di iscrizioni a corsi di qualifica e diploma o di specializzazione con esiti occupazionali interessanti: per riferire qualche dato, nel 2021 i corsi di specializzazione IFTS sono stati 251 con più di 2/3 dei certificati su oltre 5 mila iscritti, di cui risulta occupato il 73,2% dopo un anno. Ciò di cui, però, bisogna tener conto è monitorare l’offerta formativa che abbia intrinseca l’evoluzione e non la stagnazione, che debba evolversi e non adagiarsi, non può permetterselo, in quanto stanno aumentando anche richieste di competenze in ambito economico, come la meccanica, l’edilizia, la logistica, i trasporti. Negli ultimi anni si è puntato sulla formazione di altri settori, quali la ristorazione, la comunicazione, l’agricoltura e pare che l’offerta di diplomati abbia superato persino la domanda.
Quindi, competenza e cambiamento sono al centro di continue riflessioni, sulle quali costruire nuove modalità per affrontare il mercato del lavoro. Fondamentale, secondo l’Inapp è “ ampliare le opportunità di accesso alle competenze e il loro sviluppo, secondo quattro linee principali: promozione di investimenti nella formazione e riqualificazione dei lavoratori; rafforzamenti di un’offerta di competenze determinata dall’incontro domanda-offerta; match tra ispirazioni e competenze della forza lavoro e fabbisogni del mercato; attrazione di persone con competenze preziose da Paesi terzi”. ( cit. Il sole 24 ore). L’unica soluzione è credere nella forza lavoro che possa essere dotata delle competenze richieste e che possa contribuire alla crescita sostenibile, all’innovazione e al miglioramento della competitività delle imprese. L’anno europeo della competenze 2023 si spera possa aiutare le aziende a fra fronte al fabbisogno di competenze dell’UE, promuovendo la tendenza alla riqualificazione e all’aggiornamento delle competenze, affinché ognuno possa ottenere le competenze giuste per posti di lavoro di qualità.
Autore: Alessandra Lofino