Ha un ruolo strategico il comparto dell’industria biotecnologica italiana se consideriamo le caratteristiche della sua componente legata alle applicazioni per la salute umana e all’innovazione dei processi produttivi industriali e dell’agri- zootecnia. Le imprese di biotecnologie in Italia sono 800 imprese con 13,700 addetti e con oltre 13 miliardi di fatturato, secondo il report ENEA – Assobiotec con l’area della salute che mantiene il primato in termini di fatturato con il 74% e gli investimenti R&S con l’85%. In crescita le applicazioni in industria e agricoltura con il 30% nel periodo 2021 – 2022. In evoluzione è il settore nelle regioni del Mezzogiorno e del Nord-est che vedono Lombardia, Lazio, Toscana, Piemonte al 90 % del fatturato. Insomma, un report con dati in crescita delle applicazioni per la bioeconomia tra industria e agricoltura che si conferma grazie agli investimenti in ricerca e sviluppo nelle biotecnologie con una ripresa dal 2021. Quindi un comparto resiliente che conferma la tendenziale emersione economica delle applicazioni per la bioeconomia che risultano sempre più importanti anche nella gestione di una transizione dei nostri sistemi produttivi. Anche il numero delle start – up pare abbia ripreso il percorso di crescita che si era arrestato a causa del periodo pandemico con il 33,4% nel 2021 e un 29,6%nel 2022. Un dato rilevante pari all’82% si registra nella quota delle imprese di micro e piccole dimensioni rispetto all’8% delle grandi imprese. Per quel che riguarda la distribuzione geografica, la regione leader è la Lombardia, seguita dal Lazio e dalla Toscana con specializzazione nelle applicazioni per la salute; per le applicazioni ai processi industriali, invece, si dedicano le altre regioni del Nord e il meridione conta il 20% come imprese insediate in Campania con l’8% e in Puglia con il 4%. Gli addetti biotech sono concentrati nelle aree del Nord Ovest e del centro con il 50% in Lombardia e il 15% nel Lazio; nord est e meridione hanno quote più basse con rispettivamente l’8.7% e il 6.5%. Ovviamente la crescita c’è stata, ma “rispetto ad altri Paesi, l’Italia del biotech ha numeri ancora piccoli – dichiara Fabrizio Greco, pres. Assobiotec – Federchimica- ma, secondo un recente studio EY, a livello globale il biotech triplicherà il proprio valore entro il 2028”. A fra crescere in Italia il settore, contribuirà il PNRR che, a parte le risorse economiche, “chiede di rivedere e riformare le regole di funzionamento dell’intero ecosistema di riferimento con nuovi capitali pubblici e privati che investono di più in questo settore. Diventa fondamentale anche il Piano Nazionale per le Biotecnologie che insieme agli altri tasselli può contribuire alla competizione in uno scenario tutto internazionale.
Autore: Alessandra Lofino