Divario, gender gap così come se ne discute da tempo, la cosiddetta parità di genere, contemplata anche nelle misure del PNRR che contengono un documento predisposto dal “Ministero delle Finanze che analizza i contributo degli interventi del PNRR e presenta una valutazione ex ante sugli impatti che gli interventi stessi possono apportare per ridurre il divario in diversi ambiti”. Siamo a circa 38,5 miliardi le risorse previste dal PNRR per interventi mirati al fine di ridurre i divari a favore delle donne. Nel 2022, in Italia, il 32% delle donne detengono la posizione aziendale di comando, con un +2% rispetto al 2021. Il 20% delle donne hanno un ruolo da CEO, il 30% da senior management. Fonte dei dati, il rapporto annuale “Women in Business” di Grant Thornton. Piccoli step sono stati fatti in materia di gender gap, ma c’è ancora tanto da fare. Una grande spinta e un importante segnale era arrivato con la proroga della legge Golfo- Mosca, in vigore dal 2011 che “per contrastare la discriminazione nei confronti delle donne nei consigli di amministrazione delle aziende, obbliga le società quotate a riservare un terzo dei posti nei board di controllo alla rappresentanza femminile. Questa legge è stata estesa a fine 2021 anche alle società controllate dalle Pa, non quotate in mercati regolamentati”. Per sviluppare ancora altri step per le pari opportunità, è necessario promuovere un cambiamento culturale e modelli organizzativi al fine di sviluppare più leadership delle donne e per vigilare al fine di abbassare il fenomeno delle discriminazioni e disparità di trattamento nell’ambito dell’operatività e della crescita manageriale. Ecco che con questi obiettivi è stato presentato a Bari un progetto che ha visto la collaborazione dell’Università degli Studi Aldo Moro. L’iniziativa dal titolo “Tech by her” si è tenuta nel foyer del Teatro Petruzzelli di Bari, il cui focus è stato dedicato espressamente al divario digitale delle donne nel Mezzogiorno. Un documentario, presentato nel corso della serata, ha posto in prima linea la figura delle donne imprenditori a capo di aziende note a livello nazionale e internazionale, ma anche dati, oggetto di un sondaggio somministrato a 689 donne, che hanno evidenziato un incremento di corsi di formazione online in piena pandemia. Importanti i dati comunicati e presentati dalla prof.ssa Anna Maria Candela, del Dipartimento di matematica Uniba, che ha condotto uno studio mirato ad analizzare il rapporto delle donne e il mondo delle tecnologie nel Mezzogiorno d’Italia, “identificando gli ostacoli che le donne incontrano nella formazione e nella carriera lavorativa nel settore digitale considerando il contesto economico- sociale del sud Italia; individuando le eventuali realtà positive che supportano il loro accesso e il loro coinvolgimento nell’ambito dell’ITC”. Lo studio è stato mirato anche a “sensibilizzare l’opinione pubblica sul divario digitale di genere e a fornire una base scientifica per la promozione di azioni che possano contribuire alla riduzione di questa disparità”. L’analisi di contesto evidenziata nell’articolazione della ricerca della prof.ssa Candela considera la segregazione orizzontale e quella verticale; la ricerca si è sviluppata anche analizzando il desk con dati acquisiti dalla Comunità Europea e l’analisi on field, grazie ad un questionario somministrato nel mese di marzo 2023. È ancora scritto sulla presentazione, che “sebbene le nuove tecnologie siano uno dei più forti driver della nostra società il numero di donne che hanno accesso a formazione, carriera e opportunità nel settore digitale è ancora limitato e questo porta ad una insufficiente valorizzazione delle competenze femminili con impatti sulla produttività del Paese in quanto si traduce in evidenti costi e importanti perdite di opportunità per l’economia e l’intera società”. In base ai dati presentati dell’Eurostar, il calcolo della proiezione tenendo conto del 2022, si stima che ci vorranno 132 anni per raggiungere la parità di genere. Cinque le priorità di intervento evidenziate: lavoro, reddito, competenze, tempo e potere. Il “digital gender gap, indica il gap tecnologico esistente nel rapporto fra donne e nuove tecnologie rispetto agli uomini anche a parità di livello di istruzione , di età e di condizione sociale. Tra l’altro i digital divide è un fenomeno recente, legato allo sviluppo delle tecnologie informatiche oltre che di Internet, sviluppo che sta generando rilevanti diseguaglianze culturali e sociali.
Dunque, quali sono le variabili che potrebbero cambiare il digital gender gap? La cultura , l’istruzione, la leadership e il tempo. “Tra le cause principali del divario – spiega la professoressa Anna Maria Candela, direzione scientifica del progetto insieme con il professore Giuseppe Pirlo – vi è una questione di natura culturale e si rifà a stereotipi radicati nella cultura italiana che, impediscono alle donne di sviluppare pienamente il loro potenziale digitale. Il superamento del divario è solo uno degli aspetti da affrontare per un equilibrio di genere nel mondo del lavoro. L’altro, ugualmente penalizzante, è la leadership, in quanto per cambiare i numeri che oggi vedono 52 donne promosse manager ogni 100 uomini, è imprescindibile agire sul medio e lungo termine, introducendo prassi formali che ingaggino le nuove risorse umane e rendano consapevoli tutti i livelli e le funzioni aziendali circa i benefici di contesti organizzativi eterogenei e orientati all’inclusione di genere”. Ecco che è stato realizzato il docu – film, partendo dall’analisi sul divario di genere nel Mezzogiorno.
A presentare l’evento, Federica Marangio e Antonio Prota con la partecipazione delle donne protagoniste del documentario, Elena Silvana Saponaro, direttrice del sito UNESCO di Castel del Monte, Chiara Pertosa, CEO Sitael, Gruppo Angel, Cristina Angelillo, CEO Marshmallow Game, Mariarita Costanza, CEO e co-fondatrice Everywhere SB e Fabi Saad, fondatrice del progetto Mulheres positivas e tra le 20 donne più influenti del Brasile. Sono intervenuti Eugenio Di Sciascio, vice-sindaco di Bari, Gianluca Puliga della Presidenza del Consiglio dei Ministri dipartimento Pari Opportunità, Anna Maria Moretti, presidente della società nazionale GiSeG e internazionale IGM di Medicina di genere, Lella Ruccia, consigliera regionale Pari Opportunità e Annalisa Bellino, dirigente sezione per l’attuazione delle politiche di genere. Sono, invece, 20 le aziende pugliesi – su 305 in Italia – che hanno ricevuto il riconoscimento legato alla certificazione ottenuta per le Pari Opportunità. L’importanza di tale certificazione è di favorire l’adozione di politiche per la parità di genere e per l’empowerment femminile a livello aziendale e di migliorare la possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro.
Autore: Alessandra Lofino
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